Luogo

Palazzo Sforza Cesarini, Genzano di Roma

Data

17-12-2015

Curatore

Paolo Longo

LA DELIZIOSA SOLITUDINE 

Palazzo Sforza Cesarini, Genzano di Roma | 17 dicembre 2015

Esposizione Pittorica

 

“La deliziosa solitudine”, curata da Paolo Longo e promossa dall’associazione culturale Kill The Pig, è stata ospitata in un luogo che più di ogni altro rappresenta i Castelli Romani, Palazzo Sforza Cesarini e in occasione del vernissage i visitatori sono stati accolti da musica e suoni e dalla video installazione “landscape becomes a drawing” di Luca Gaeta realizzata in esclusiva per la mostra di Simone Piccioni. “La deliziosa solitudine” è un viaggio che, attraverso luce, forme e colore, racconta Roma e i suoi panorami, dalla città fino al litorale, attraversando i Colli Albani, soffermandosi su un’architettura che vive in armonia perfetta con il paesaggio e con la sua storia. Una passeggiata pittorica che ricorda le straordinarie vedute che alimentavano l’ispirazione di numerosi artisti e viaggiatori che hanno attraversato queste terre rimanendo folgorati dalla bellezza delle campagne romane. La splendida natura della campagna romana, resa più misteriosa e suggestiva dai resti di ville antiche e monumenti, da palazzi e residenze signorili. Sono le suggestioni visive che alimentano la produzione pittorica di Simone Piccioni che ritrae Roma, la sua città, regalando una personale visione della bellezza che lo circonda.

 


Intervento del critico Lorenzo Canova

Simone Piccioni rappresenta molto bene questa tendenza di ritorno alla rappresentazione del paesaggio, una tendenza che è esplosa tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila presentando una grande varietà di espressioni e di punti di vista che hanno composto un mosaico molto stratificato e ricco di interesse. Nell’opera di questi artisti, e di Piccioni in particolare, il legame con la grande tradizione appena tratteggiata in questo testo si è arricchito di spunti contemporanei che non dimenticano il legame con l’Iperrealismo e con la fotografia e con le nuove tecnologie, creando spesso le forme di un nuovo classicismo ad altissima definizione che si pone in confronto attivo e non subalterno con le nuove e più feconde espressioni dell’immagine digitale. Simone Piccioni dipinge difatti con un metodo lento, raffinato e complesso che porta ad altissimi livelli la qualità straniante di costruzione delle sue immagini, una tecnica che crea quel rapporto del tutto personale di comporre il rapporto tra lo spazio e le cose, un confronto che mette in gioco un tempo paradossalmente in bilico tra sospensione e movimento, dove la luce sembra fissata in un attimo assoluto che la pittura blocca nel suo corpo liquido prima che si dissolva nell’oblio. Piccioni è dunque uno dei pittori che ci regalano un modo unico di guardare al mondo, a frammenti di tempo anche minimi e apparentemente trascurabili che compongono la costellazione della memoria, un artista capace di riattivare ricordi, di inquadrare e di riformare la percezione dello spettatore attraverso il suo sistema visivo. Nel ciclo di opere di questa mostra Piccioni ci fa riscoprire allora la luce intensa e misteriosa del sole che incendia gli oggetti prima di una tempesta, i riflessi delle nuvole e del cielo sui Laghi di Albano e di Nemi, il grigio sulle case dei pescatori di Fiumicino, il rosa sul verde dei vigneti scaldato dal dolce tepore dell’ocra che prelude alla vendemmia e all’autunno, le case di Roma, i suoi ponti e i suoi monumenti in una visione in cui tutto diventa quasi irreale attraverso il rigore visivo della sua pittura. Simone Piccioni con le sue vedute di luoghi segnati dalla storia, dove la natura si armonizza alla cultura nelle sembianze di un eterno presente, rende così possibile l’incanto e i segreti di un nuovo realismo magico, elabora le forme, i lacerti e le rovine di una bellezza ferita e ritrova infine uno sguardo lirico e lucido che ci rivela l’indissolubile incanto del mistero delle cose.