Luogo
Contatto Gallery - Roma
Data
27-10-2018
Curatore
Caro Vignapiano & Elena Nicolini
Organizzatore
Kill The Pig & Contatto Gallery
MITO
Contatto Gallery | 22 ottobre – 03 novembre 2018
Le Metamorfosi di Ovidio
Partners: Contatto Gallery
Fotografia: Kill The Pig | Egidio De Stefano
E’ con una personale dell’artista Mathieu Vignon che ha inizio la collaborazione tra la Contatto Gallery e l’Associazione culturale Kill The Pig. Un Progetto corale che mira a sommare le diverse esperienze in un’unica e sentita indagine su contenuto e forma. Impegno che non si completa con la sola selezioni di opere inedite ma si spinge verso più esaustivi percorsi tra gli stimoli e le poetiche dell’autore. Una ricerca incentrata sulla materia che trova nella scultura in ceramica il perfetto media d’espressione, primitivo impasto di terra ed acqua che Mathieu utilizza per una delle sue più interessanti narrazioni estetiche. Si concentrano sul Mito le personali riflessione, catturando dal poema delle metamorfosi di Ovidio personaggi e storie che poi configura in disegni, manufatti e sculture. Dei che si fanno promotori di ingegnosi artifici ed uomini trasformati in bizzarre creature sono solo alcuni dei momenti fermati dalle opere del Maestro Vignon. Un corpus opere importante che pone il fuoco sulle molteplici creazioni scultoree ma che si arricchisce di diverse esperienze creative, come i disegni preparatori su carta, le tavole rilegate in un Libro d’Arte ispirato al grande poema ed una monumentale opera in ceramica.
“L’ingegno mi spinge a narrare le forme mutate in nuovi corpi; o dei, ispirate il mio progetto, e accompagnate questo poema dall’origine del mondo fino ai miei giorni.”
Le Metamorfosi di Ovidio
μεταμόρϕωσις
Metamorfosis. O della trasformazione. Di forme destinate a mutamento graduale o improvviso, sino alla trasfigurazione. E di identità che, nella loro essenza, rimangono mirabili exempla di natura plausibile poiché imposte, e persino subite, dall’umore di un dio dal senso umano e in atto di esprimere, per indulgenza o crudeltà, la feconda pratica creatrice. Che non ha mai fine e di cui scintille sparse, venute dalle folgori di Zeus o dalla fucina di Efesto, l’arte serba memoria informandone la materia.
Materia formata o informe. Comunque disposta a metamorfosi che giungono da tenebre imperscrutabili e dicono d’altri premi o d’altre condanne, in cui riflettere pulchritudines sublimi e inarrivabili; e monstra: prodigi che ammoniscono e avvisano di volontà superiori. Bellezza che esalta e stordisce. E maggior merito si addice ai mostri: dell’umanità in attesa sostengono le ragioni dell’effimero sostare in balia di dèi implacabili, ma a un tempo affidano, per contrasto, la custodia di ordini eterni e naturali.
Così non c’è forzatura, se non d’amore, nel destino di Leda sperduta nel volo di un cigno. Né scontro di senso nel casto profumo di Dafne che sfugge al più bello tra i demoni. Affidato alle umane paure è il semplice scarto d’immagine, così come fissato nel sempre dalla pur ovvia alterazione di un re taurino, arcigno custode di un bestiale e disperato vagare.
Come quello di Ovidio nell’oceano del mito, mutato in esule, e in terre remote e solitarie, da un carme et error che non sottrae all’eterno. Poiché ogni metamorfosi, l’arte lo testimonia, è vitale e ineluttabile misura.
Luigi Miranda